Pulvirenti: "Un mostro terribile e temibile"

Dopo i due medici americani e i sanitari spagnoli, anche il medico italiano di Emergency, Fabrizio Pulvirenti, è guarito dal virus Ebola, contratto in Sierra Leone, ed è tornato a casa. "Non credo di essere un eroe: sono solo un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato". Queste le prime parole di Fabrizio Pulvirenti, il medico italiano di Emergency colpito dal virus Ebola in Sierra Leone. Ricoverato dallo scorso 25 novembre, è guarito dopo 39 giorni di ricovero all'istituto Spallanzani di Roma. Subito ha voluto ringraziare i medici: “Ciò che è stato fatto per me è stato davvero grande''.

Come Rick Sacra, il medico americano sopravvissuto al virus, Pulvirenti tornerà in Africa? Non lo esclude. Ha, infatti, annunciato: ''Tornerò in Africa e andrò nuovamente in Sierra Leone''.

"E' impossibile ricostruire il momento in cui mi sono contagiato, perché ogni istante è buono quando si trattano pazienti ad alto rischio, ma sono certo di aver rispettato tutte le procedure di sicurezza previste''. ''Semplicemente - dice - sono stato meno fortunato dei miei colleghi perché mi sono contagiato. Ovviamente, ho avuto paura, ma sarebbe da folli non avere paura davanti a Ebola".

Ecco il post pubblicato sulla pagina Facebook di Emergency.

"L’ultima cosa che ricordo della Sierra Leone è il viaggio fino all'aeroporto assieme ai colleghi e la partenza sull'aereo dell’Aeronautica Militare. Poi l’arrivo in Italia all'interno di un contenitore ermetico e il trasporto all’Istituto Spallanzani. Ricordo i primi due o tre giorni trascorsi in isolamento, i farmaci sperimentali che ho iniziato, l’estremo malessere, la nausea, il vomito, l’irrequietezza; pensavo ...in quei momenti ai pazienti che avevo contribuito a curare, stavo provando le stesse cose che loro avevano provato e cercavo di capire qualcosa di più di ciò che mi stava succedendo, cercavo di mantenere la mente lucida e distaccata per un’analisi “scientificaâ€. Ma il malessere era troppo e troppo difficile restare concentrato. Poi la trasfusione di plasma cui credo sia seguita una reazione trasfusionale e la luce della coscienza che grossomodo si spegne. Mi hanno raccontato di essere stato in rianimazione, di essere stato intubato e sedato; so di avere firmato una serie di consensi per i protocolli sperimentali poi, dopo questo, non ho memoria di nulla, mi mancano due settimane, quelle del mio aggravamento, durante le quali mi sono in qualche modo battuto contro il mio nemico. Una delle cose più belle che ho letto in questi giorni è un articolo online che parla di solidarietà, di rispetto, di dignità. E non posso non pensare ai miei colleghi di Emergency che, anche in questi giorni, sono in Sierra Leone cercando di fare sempre di più e sempre meglio per curare i malati di Ebola. Ebola è un mostro terribile e temibile ma sono convinto che la sconfitta di questo mostro dipenda in larga misura dal fronte che lo ostacola. Spero che questo fronte possa allargarsi e opporsi a Ebola in modo sempre più efficace".

In Sierra Leone opera anche Natale Paganelli, sostenuto anche dagli Amici della Sierra Leone della Valle di Sole in Trentino. Ecco il post scritto per il nostro sito: BLOG.

  09 Gennaio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso