SARA CATTANI

SARA CATTANI

STUDENTESSA

Sono di Denno in valle di Non e mi sono trasferita a Torino, dove sono iscritta al secondo anno del corso di laurea magistrale Economia e Politiche dell’Ambiente. Negli anni ho dedicato molto tempo al volontariato e ho partecipato a molti progetti legati all’interculturalità e alla sostenibilità ambientale. Viaggiare, tessere amicizie, conoscere e imbattersi in nuove culture sono le mie principali passioni.

Tra l’Amazzonia e le Ande, tra “nativos y campesinos”

Giorni di emozioni e sorprese alla scoperta delle attività dell’associazione Redes

Come direbbe Fernando Pessoa, “il miglior modo di viaggiare è sentire. Sentire in tutti i modi. Sentire tutto con eccesso”. E noi, durante i giorni passati nel centro del Perù, tra Ande e Amazzonia, abbiamo viaggiato e sentito molto. Abbiamo viaggiato per più di dieci ore tra autobus e macchina per strade sterrate e piene di buche, passando dai 4.700 metri della provincia di Junín ad un zattera allestita con tre barchette per attraversare il fiume Perenè.

Al nostro arrivo nella Comunità nativa Ashaninkas nella Selva Central Peruviana, un insieme di sensazioni ed emozioni ci hanno travolto, senza lasciarci il tempo di capire dove fossimo. Il calore della selva, i colori della natura e della frutta, ma sopratutto i sorrisi, l’accoglienza e la musica degli indigeni ci hanno fatto capire che la nostra avventura era davvero iniziata.

Infatti, l’associazione Redes ci ha guidati per due giorni interi tra Pichanaki, Huancayo, la Selva e los Cerros, con l’intento di permetterci di comprendere meglio come è articolato il “progetto integrato Huancayo” sostenuto dall’associazione “Il Canale” e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. Raccontare tutta l’esperienza in un solo articolo è umanamente impossibile. Riportare tutte le informazioni raccolte è praticamente infattibile. Descrivere tutte le emozioni provate è enormemente difficile.

L’entusiasmo e la professionalità dei bambini nel raccontare la loro esperienza dei “banquitos”, ovvero delle loro banche cooperative sociali aperte da loro stessi per riuscire a “ahorrar” i loro primi risparmi, è indescrivibile. E lo stesso vale per gli adulti: nei loro occhi e nelle loro parole traspariva la soddisfazione di riuscire a versare settimanalmente 10 soles (poco meno di 3€) e sapere che questi potranno essere utilizzati nel futuro per comprare del materiale scolastico per i figli o per garantire a tutta la famiglia condizioni igieniche e salutari migliori o ancora per avere un’alimentazione sana.

Il promotore della banca “Katari-Aoti”, Pedro Valderrema Cristobal, ci sorprende raccontandoci che i suoi risparmi saranno dedicati alle attività agricole e alla diversificazione delle coltivazioni all’interno della sua comunità. Attualmente infatti la comunità sta cercando di risollevarsi dalla dura epidemia della “roya” che negli anni scorsi ha messo in ginocchio le piantagioni di caffè della zona, e, allo stesso tempo, cerca di adattarsi al cambiamento climatico che, con i suoi sbalzi di temperatura improvvisi, il caldo torrido e le piogge torrenziali, sta mettendo a dura prova la vita degli animali e delle piante della Selva. Come se non bastassero i problemi, il governo peruviano utilizza un pesticida che viene cosparso sopra le coltivazioni di coca illegali destinate al commercio della droga, col fine di distruggerle. Tuttavia, questa pratica provoca dei danni irreparabili agli agricoltori locali, uccidendo altri tipi di piantagioni distanti anche centinaia di chilometri.

E quando dai 200 metri dell’Amazzonia ci siamo spostati ai 3.600 metri del Cerro di Bellavista, i campesinos ci hanno riportato gli stessi problemi e preoccupazioni che abbiamo ascoltato nelle visite precedenti riguardo il cambiamento climatico che è in atto. In questo caso la stagione secca e la conseguente aridità del terreno rende difficile il lavoro dei contadini, mettendo ogni giorno a repentaglio il risultato del loro raccolto. Un lavoro che viene svolto senza l’utilizzo di prodotti chimici, quindi al 100% biologico.

La nostra visita, breve ma intensa, termina a Huancayo, capoluogo della regione, dove abbiamo avuto l’occasione di passare un po di tempo con alcuni ragazzi della periferia. Abbiamo anche incontrato delle bambine che in passato sono state vittime di abusi, spesso da parte degli stessi familiari e che ora stanno partecipando a un percorso di “recupero” insieme agli esperti dell’Associazione Redes.

Tornare alla realtà di Lima è difficile. Questa esperienza ci ha sicuramente fatto aprire gli occhi e riflettere molto sull’importanza delle piccole cose, capendo quanto possa essere importante un sorriso di un bambino, una foto scattata tutti assieme o l’abbraccio di un nativo.

Perù

 

  16 Marzo 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
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Osservatorio balcani e caucaso