DAVIDE SIGHELE

DAVIDE SIGHELE

GIORNALISTA

Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche presso l'Università degli Studi di Trieste, ho alle spalle esperienze di cooperazione internazionale in Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo. Giornalista professionista, sono autore di reportage pubblicati su quotidiani e settimanali nazionali e locali, e di numerosi prodotti multimediali. Lavoro per Osservatorio Balcani e Caucaso dal 2001.

Nel giroscale delle conoscenze

Da ragazzino ho trascorso molte delle mie vacanze estive in Jugoslavia. Era un mare vicino, molto bello, a buon prezzo: la costa jugoslava era meta dei turisti di tutta l'Europa occidentale. Erano i primi anni '80, esisteva ancora il muro di Berlino, i miei genitori avevano amici in vari paesi dell'est ed era possibile andarli a trovare ma loro non potevano ricambiare la visita perché limitati a muoversi all'interno del blocco sovietico.

Di quei viaggi in un paese che ora non esiste più ho ricordi vividi: il ponte di Mostar e lo stupore nel vedere ragazzi coraggiosi oltre ogni limite tuffarsi nel blu della Neretva; il canto che si propagava dai minareti, per me primo incontro con l'Islam; gli scogli delle isole della Dalmazia che rendevano avventurosa agli occhi di noi bambini ogni uscita a mare; le tavole imbandite di Cevapcici e Raznici.

Poi quei viaggi si interruppero perché era scoppiata la guerra. Non molti anni dopo partecipai, ormai alle superiori, a varie iniziative di solidarietà per le popolazioni martoriate dai conflitti di dissoluzione della Jugoslavia. Ed a partire dagli anni degli studi universitari trascorsi a Gorizia - lungo quel confine che a lungo fu parte della Cortina di Ferro ed ora una bella e suggestiva ciclabile a unire due paesi membri dell'Unione europea - tornai a viaggiare in quei luoghi.

Al posto della spensieratezza del mare però i campi profughi, società dilaniate, le conseguenze della pulizia etnica. Ma anche la consapevolezza che fosse necessario capirne di più, la voglia di imparare una lingua nuova, l'intravedere che il destino di questi territori e il loro futuro era intrinsecamente legato alla comune casa europea.

Mi capita molto spesso di incontrare classi delle medie e delle superiori, per raccontare cos'era la Jugoslavia, cosa è accaduto negli anni '90 e qual è la situazione ora. Spesso parto proprio da quei viaggi fatti coi miei genitori, con la 127 familiare bordeaux, perché sono convinto che lì, per la prima volta, ho iniziato a conoscere questi paesi, ad avere la voglia di comprenderli al meglio, lì si è segnato, almeno in parte, il mio destino anche professionale. Ed è in quelle stesse relazioni che trova radice – almeno in parte - il grande movimento di solidarietà che si è sviluppato in Italia negli anni '90: è stato stimato che furono più di 20.000 ad attivarsi in iniziative contro la guerra e di aiuto.

Ora è passato un po' di tempo e sono diventato genitore. Nell'edificio nel centro storico di Rovereto, in Trentino, dove abito, vi sono molte altre famiglie: alcune vengono dal Kosovo, altre dalla Macedonia, una dalla Moldavia. Ecco che i miei figli il viaggio iniziano a farlo fin dal nostro giroscale, fin da casa nostra e da quella dei nostri vicini. Al mare uno dei miei amici del cuore era Bojan, ora un amico dei miei figli è Nead. Il loro è un viaggio che mi auguro possa essere della conoscenza, della tolleranza e valorizzazione delle diversità, un viaggio insieme verso un'Europa allargata. Ed anche il mio con voi, in questo spazio, spero possa essere uno stimolo a tanti possibili piccoli e grandi viaggi, partendo da casa nostra e spingendoci attraverso l'ex Jugoslavia, i Balcani, la Turchia e il più lontano Caucaso.

  18 Marzo 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso