BARBARA MONACHESI

BARBARA MONACHESI

APEIRON NEPAL

Arrivo in Nepal per caso. Qui, per le vie della capitale Kathmandu, incontro un bambino di strada che inizia a seguirmi e decide che sono la sua vera mamma. Contemporaneamente conosco Apeiron, che già da anni realizzava progetti a tutela delle donne. Il bambino lascia la strada e inizia ad andare a scuola ed Apeiron mi chiede di seguire i progetti nel piccolo stato himalayano. E mi trovo ancora qui.

Il Grande terremoto

Mi sembra ancora tutto un sogno. O meglio un incubo.

Era sabato ed ero appena uscita dalla doccia. Mi stavo asciugando i capelli quando è andata improvvisamente via la luce, poi il pavimento ha iniziato a oscillare incredibilmente. Era quasi impossibile rimanere in piedi. Ricordo che ho preso in braccio la figlia più piccola Tara e mi sono fiondata sotto al tavolo. L’altra bimba, Maya, era con mio marito, mia suocera e mia cognata sotto lo stipite di una porta. Eravamo a meno di un metro di distanza, ma non riuscivamo a toccarci. Ricordo che ci siamo guardati: io e Tara da sotto al tavolo e gli altri da sotto la porta. È sembrata un’eternità.

In quei momenti lunghissimi ho pensato che il GRANDE TERREMOTO, quello di cui in Nepal si parla da sempre, o almeno negli ultimi 10 anni in cui ho vissuto qui, era arrivato. E ho pensato che non ci avrebbe risparmiato.

Invece le oscillazioni si sono fermate e siamo usciti di casa di corsa. Ci siamo raccolti in uno spazio aperto con i vicini di casa. Sono iniziate ad arrivare telefonate. La prima ha annunciato che la torre di Sundhara, simbolo di Kathmandu, era caduta. Abbiamo capito subito che era solo l’inizio e che eravamo, forse, sopravvissuti ad una tragedia enorme.

I giorni successivi sono molto confusi. Abbiamo dormito sul pavimento dell’ufficio per 5 notti. La terra scuoteva troppo spesso. Abbiamo iniziato a rintracciare amici, parenti e colleghi. E poi, quando abbiamo capito che eravamo sopravvissuti miracolosamente tutti, abbiamo finalmente trovato la forza di metterci al lavoro.

Abbiamo iniziato a raccogliere informazioni e a coordinarci con le autorità locali per comprendere come renderci utili. Dal momento che uno dei Distretti più colpiti è risultato essere quello di Dhading, dove Apeiron lavora già con due distinti progetti da diversi anni, ci siamo messi in contatto con il District Disaster Management Committee di Dhading.

Abbiamo concordato la distribuzione di viveri a duemila famiglie: riso, lenticchie, sale ed olio.

Ora, insieme al WDO  (Women Development Office) di Kathmandu, Patan e Durbar Square stiamo preparando un kit speciale da distribuire alle donne in stato di gravidanza avanzato ed alle neo mamme che sono rimaste senza casa. Rimboccarci letteralmente le maniche e darsi da fare il più possibile è l’unica reazione che abbiamo trovato per esorcizzare il demone del sisma. Un terremoto che ha portato tutta la distruzione in cui improvvisamente ci troviamo immersi. La situazione è complicata. La terra continua a tremare e abbiamo molta paura. Per fortuna, però, abbiamo ricevuto tantissime dimostrazioni di affetto e di sostegno.

Sapere che tante persone ci sono vicine e ciò ci è di grandissimo aiuto.

  19 Aprile 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso