FABRIZIO BETTINI

FABRIZIO BETTINI

OPERATORE DI PACE

Da oltre 20 anni mi occupo di interventi nonviolenti nei conflitti e da 18 sono volontario e operatore di Operazione Colomba (Corpo Nonviolento di Pace dell'Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII). Ho fatto esperienze in Bosnia, Croazia, Caucaso, Palestina e Israele. Ho operato per molti anni in Kossovo. Attualmente coordino l'equipe di Operazione Colomba in Albania, che è impegnata nel tentativo di superare il problema delle vendette di sangue.

Albania, dalle vendette di sangue alla speranza

Lavorare in Albania sul problema delle vendette di sangue non è facile. Non è facile se sei italiano, se sei donna e se non sei uomo secondo alcuni standard macisti. Ciononostante i volontari di Operazione Colomba tutti i giorni sono presenti. Visitano le famiglie, accompagnano le persone in pericolo, assistono chi in questo complicato mondo fatto di onore e morte si è perso in un mare di alcool. Ma soprattutto sono impegnati a dare speranza, la speranza di una riconciliazione vicina e che potrebbe liberare tutti da questa catena di odio e onore.

L'Albania è un paese molto vicino a noi, sotto molti aspetti, in primis gli albanesi sono i nostri vicini di casa, in Trentino, la comunità di origine albanese è tra le più integrate. Tutti abbiamo un amico, un vicino di casa o un collega albanese.


Pensare e parlare dell'Albania, senza sapere un po' quanto abbia sofferto questo popolo nel suo travagliato passato, può portare a facili conclusioni, ma la realtà è più complicata, un paese dove vivono ancora valori forti di onore e rispetto ma che purtroppo, masticati da un passato feroce, diventano vendetta, odio e dolore. Gjakmarrja, hakmarrja ossia la presa del sangue e la vendetta per onore sono parole ancora comuni che si trasformano in vite spezzate e famiglie chiuse, di conseguenza problemi sociali, violenza domestica e alcool.

Ma l'Albania è anche il paese della speranza, un paese dinamico. Un Paese dove non ti aspetti che costruiscano una autostrada in quattro anni ma invece è lì che ti porta in Kosovo in circa tre ore quando prima ne impiegavi almeno 6-7. Fino a dieci anni fa da Tirana a Scutari potevi impiegarci anche 4 ore mentre ora meno della metà. Un paese che cresce anche con la storia di chi ritorna e porta esperienza preziosa per costruire un paese che il comunismo non ha voluto sviluppare veramente! Di primi acchito ti stupisci di trovare un presidio Slow Food in mezzo ad un paesino perso nella campagna fra Scutari e Lezha, poi lo stupore passa e ti rendi conto che tu puoi imparare da questa esperienza. Quindi smetti i panni di chi vuole “insegnare†e metti quelli di chi osserva e impara, al massimo condivide esperienze.

Proprio questo “condividereâ€, qualche mese, fa ha portato un giovane ventenne di Busto Arsizio a fare un esperienza con Operazione Colomba in Albania. Per tre mesi questo ragazzo ha condiviso la vita con gli altri volontari e con le famiglie che seguiamo, coinvolte nel fenomeno delle vendette di sangue.

Parte del suo lavoro è stato anche incontrare i ragazzi, più o meno coetanei, che, per questioni legate alle vendette, vivono la loro giovinezza in una insicurezza e paura che non sono normali nemmeno in Albania.

Nonostante tutto, questi giovani, si sforzano di vivere normalmente senza pensare spesso che potrebbero essere i prossimi ad essere uccisi o a dover uccidere. Giacomo, il giovane di Busto Arsizio, ha cominciato a conoscere questi ragazzi, in maniera semplice senza mai fare, pur avendone le competenze, il “professorinoâ€. Un giorno durante un incontro in cui si parlava di riconciliazione uno dei ragazzi esprime il desiderio di lanciare un messaggio di riconciliazione in un mondo che parla solo di vendetta, lo dice un po' frustrato perché non sa come fare. Poi continua inventandosi una storia verosimile (poteva essere la sua) di due ragazzi che litigano al bar e iniziano una faida... il finale però non è la morte ma la riconciliazione. Giacomo, che ha studiato all'istituto d'arte con un orientamento al cinema, dice che si potrebbe fare un video. I ragazzi lo guardano felici ed entusiasti. Giacomo scrive una sceneggiatura mettendo sulla carta la storia sentita poco prima. Qualche settimana dopo iniziano le riprese e tutti si impegnano al massimo! Giacomo ha ascoltato e ha condiviso la sua vita e le sue competenze con questi ragazzi che non si rendono conto che non stanno solo girando un “corto†ma che stanno anche rielaborando il conflitto che hanno ereditato dalle loro famiglie.

Il video sarà finito fra qualche settimana ed è la prima volta, credo, che una cosa come questa è fatta da ragazzi sotto vendetta mettendo, poi, un finale molto onorevole come la riconciliazione.

Mentre Giacomo, tornato in Italia, monterà il video, sfruttando le sue competenze, i ragazzi partiranno, con altri volontari alla volta del Kosovo, per incontrare percorsi di riconciliazione e rielaborazione. Torneranno sicuramente arricchiti e noi speriamo con un po' di speranza in più.

Questa è una piccola storia ma che mi da molta speranza, condividere competenze, vita, speranze, idee e molto altro è ben di più di una cosa bella, non si vedrà come l'autostrada ma sicuramente velocizzerà la via alla riconciliazione.

  04 Giugno 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso