Uno sguardo dal Sud del mondo al festival dell’Economia

Uno sguardo dal Sud del mondo al festival dell’Economia

Mobilità sociale e disuguaglianze come elementi interconnessi: solo l’intervento sulle disuguaglianze globali, determinate troppo spesso dalle rigidità di accordi economici internazionali che limitano la sovranità dei paesi, può permettere di risolvere le disuguaglianze locali e garantire la mobilità sociale.

 Il Festival dell’Economia di Trento ha ospitato quest’anno l’economista indiana Jayati Ghosh, che ha proposto una lettura della mobilitĂ  sociale arricchita dalle molte esperienze - negative e positive - vissute nel cosiddetto “Sud del mondo”. L’economia globale è del tutto interdipendente, e uno sguardo “altro” è fondamentale per conoscere noi stessi e le nostre economie: questa la premessa fatta da Mauro Cereghini, presidente del Centro per la Formazione alla SolidarietĂ  internazionale di Trento, che ha introdotto l’incontro con la docente indiana.

La mobilità sociale è un elemento fondamentale per permettere la piena espressione del potenziale umano e per favorire la coesione sociale, ma negli ultimi trent’anni a livello globale si è vissuta invece una crescita delle disuguaglianze e una conseguente riduzione della mobilità. Le disuguaglianze non sono un costo necessario della crescita economica, come spesso si sente dire, anzi si può osservare come spesso la disincentivino. Per ridurre le disuguaglianze, e quindi consentire un’efficace mobilità sociale, si dovrebbero perseguire alcuni obiettivi legati a un welfare state forte e capace di agire in favore dei propri cittadini. In particolare l’accesso a un’istruzione di qualità, anche secondaria e universitaria; il contrasto a settori non formalizzati nel mercato del lavoro; la creazione di programmi sociali importanti, su cui far convergere ampie parti del bilancio dello Stato; l’accesso al cibo universale; la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro; dei modelli di pianificazione urbanistica più consapevoli.

Tali azioni sono state messe in campo in diversi paesi dell’America Latina, accanto a politiche di tassazione per grandi imprese e a importanti rinegoziazioni delle royalties che le multinazionali impongono per lo sfruttamento delle risorse naturali. Molti gli esempi positivi illustrati dalla docente indiana, provenienti da Africa, America latina e Asia, tutti accomunati però dalla difficile convivenza con accordi internazionali che mirano più a tutelare capitale e profitto che a far crescere di pari passo economia e diritti.

Hanno quindi un ruolo fondamentale anche la formazione, il capacity building e le attivitĂ  delle Ong nei paesi impoveriti, ma la massima rilevanza va data alla sensibilizzazione a livello dei paesi europei: per migliorare la mobilitĂ  sociale in tutto il mondo è necessario agire a livello internazionale, e questa è una responsabilitĂ  che spetta ad ogni paese e ad ogni cittadino europeo.

 

  02 Giugno 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso