Un gelato al carcadé

Un gelato al carcadé

Gelati e yogurt bio, al gusto del Guaranito, dell’Ubuntu cola, alla salsa Cajita… Non siamo in Kenya, dove vengono coltivate le piante di questi aromi, ma a Trento, all’incrocio fra via Diaz e via Oss Mazzurana. Alla gelateria-caffetteria Pingu, dove tutto è all’insegna dei prodotti del commercio equo e solidale di Mandacarù. Anche l’espresso è bio, come il te.

 

 

 

I prodotti, con i quali vengono confezionati gelati, yogurt, te, marmellate, tisane, citronella, conserve, camomille, molto ricercate sul mercato europeo, provengono dalle coltivazione biologiche di Meru, nella contea di Tharaka-Nithl, alle pendici del monte Kenya, dove 230 contadini vendono i loro prodotti a Meru Herbs. Ma molti di più, circa il doppio, hanno seguito l’esempio dei produttori biologici. Un tempo quei terreni erano aridi ma nell’86 si è dato avvio a un ampio progetto idrico, finanziato anche dal ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e sostenuto da Ipsia, l’Istituto pace Sviluppo Innovazione delle Acli. Dopo i canali irrigui, è iniziata l’attività dello stabilimento, dove viene trasformato il raccolto degli agricoltori. Alla trasformazione dei prodotti vi lavorano 40 dipendenti, quasi tutte donne, e altrettante sono stagionali. Quei prodotti ora sono finiti sul banco della gelatiera-caffetteria Pingu di Trento. Ma non solo lì, anche in altri bar, ristoranti e negozi di Trento si consumano e si vendono questi prodotti. In Italia sono distribuiti attraverso il canale Altro Mercato.

Alla gelateria Pingu c’era anche l’assessora alla cooperazione allo sviluppo della Provincia di Trento, Sara Ferrari. “L’Africa è una speranza e noi scommettiamo su di essa e sul lavoro di queste donne, perché significa investire sul vostro sviluppo e sul nostro benessere. Questi prodotti, che noi consumiamo abitualmente, sono sani, provenienti da coltivazione che rispettano l’ambiente”, ha dichiarato. Mentre Fabio Pipinato, presidente di Ipsia, ha reso noto che lo sviluppo creatosi attorno al Monte Kenya ha rallentato molto i flussi di diseredati, che difficilmente emigrano, se non per numeri limitati. Accanto a Sara Ferrari c’era Florence Kamau, una giovane produttrice di carcadè e camomilla. È arrivata dal Kenya per l'Expo di Milano. Parallelamente alla manifestazione mondiale si tiene infatti la settimana mondiale del commercio equo e solidale. Per Florence era la sua prima volta in Italia, in Europa e persino a Nairobi, da dove ha preso l'aereo. Quindi estranea ad un mondo che non vive di agricoltura. Non lontano da Meru si trova l'Università di Garissa, dove all’inizio di aprile i terroristi estremisti islamici di Al-Shabaab hanno ucciso 150 tra studenti e professori. Il cugino di Florence, studente universitario, è scampato per miracolo ai mitra dei terroristi. L’esperienza delle donne delle coltivazioni biologiche di Meru è un segno tangibile nella direzione dell’emancipazione femminile. I terroristi non sopportano che le donne studino e tantomeno lavorino e si emancipino, come sta accadendo a Meru.

L’organizzazione di Meru Herbs ha pure vinto un premio FAO per la miglior trasformazione di prodotti agroalimentari.

 

 

 

 

 

 

 

            

Interno7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  27 Maggio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso