Dai barconi alla scuola d’eccellenza di Scutari

Dai barconi alla scuola d’eccellenza di Scutari

Le immagini dell'Albania degli anni '90 erano i barconi che approdavano sulle coste pugliesi. Ora l'istantanea ci restituisce degli studenti che posano, assieme ad alcuni insegnanti, davanti alla loro scuola, considerata un istituto di eccellenza in Albania. Tiziana e Dolores, arrivate da Trento per verificare se il finanziamento pubblico è stato utilizzato in modo appropriato e se tutto funziona come previsto, si sono presto rese conto della qualità dell'insegnamento. Insomma, un controllo, che ben presto si trasforma in una piacevole visita.

di Tiziana Bresciani e Dolores Gervasi

 

 

Il liceo Meshkalla di Scutari in Albania è considerato uno dei più prestigiosi del Paese. Una nazione chiamata semplicemente Shqipëria dai suoi abitanti, vale a dire “uccello benedetto”. Per potersi iscrivere, occorre superare un test, infatti la scuola può ospitare solo 600 studenti. È frequentata da musulmani, cattolici, ortodossi, tuttavia la selezione non è per credo religioso, ma in base alle capacità e alle attitudini di ogni ragazzo. Non si seleziona nemmeno sulla base del ceto sociale. La scuola è diventata un punto di riferimento indispensabile di Scutari e di tutte le valli circostanti. Vi sono figli di contadini, di artigiani, commercianti, tagliaboschi, falegnami, figli di ogni estrazione sociale.

Gli studenti lo sanno: chi esce da questa scuola, rivolta non solo al percorso didattico ma anche alla formazione della personalità degli alunni, ha molte più chance di trovare lavoro oppure di frequentare l’università con maggiore profitto. Non si sta in aula per poltrire, forse qualcuno ci sarà, la maggioranza, però, deve stare piegata sui libri, perché costa: 400 euro l’anno per ogni studente, mentre la scuola spende 600 euro. Un investimento da parte delle famiglie, dunque, per il futuro dei loro figli. Qui, infatti, hanno imparato in fretta la lezione di Nelson Mandela: “L’educazione è l’arma più potente che può cambiare il mondo” e cambiare il loro Paese e la loro vita.

I tre edifici sono nuovissimi, sorti al posto del vecchio edificio, demolito. L’Associazione trentina Amici di S.Ignazio si è adoperata, anche finanziariamente, per la costruzione della nuova scuola. Due corpi del complesso scolastico sono adibiti alle aule, il terzo è per l’auditorium. L’esterno è ben curato e il colpo d’occhio sugli edifici è piacevole: il porpora si accosta al bianco. C’è anche il campetto da calcio e da basket, da dove si vede poco distante il minareto. Più lontano il grande lago di Scutari, confine naturale fra Albania e Montenegro. Scutari è una città di 200mila abitanti, a una ventina di chilometri ci sono le spiagge adriatiche e poco distante si stagliano le montagne delle Alpi Albanesi, ed è soprannominata anche la Firenze dei Balcani, culla di un’atavica cultura. A dominare la città il castello di Rozafa, mentre la scuola è il centro culturale, assieme all’università, di tutta la regione.

All’interno dell’edificio scolastico, nell’aula di informatica i computer sono tutti allineati pronti ad essere accesi, i banchi odorano ancora di nuovo: semplici e funzionali. Ci sono anche i laboratori di fisica, biologia e chimica, di tecnologia, di lingue straniere. La prima lingua è l’inglese, obbligatorio, l’italiano è facoltativo, anche se qui molti lo parlano, grazie alle nostre tv, benché i giovani preferiscano l’inglese e il turco.

La piccola biblioteca contiene i libri di consultazione. Nelle strutture vi sono 18 classi, sei classi parallele per ogni anno (il sistema scolastico albanese prevede per le scuole medie superiori un ciclo di 3 anni di studio). In ogni classe ci sono mediamente 26 alunni. Gli insegnanti sono 48, quasi tutti sono laici. Spesso alle prese con una politica che cambia continuativamente le regole scolastiche, anche in corso d'anno, senza una chiara visione.

Dei 164 maturati nel 2014, il 99,9% ha avuto accesso all’Università. Percorrendo uno dei corridoi ci si imbatte nell’ingresso della cappella. Da una delle finestre si vede il vecchio ulivo, è stato potato, ma quando i rami ricresceranno toccheranno le finestre della cappella. Un albero che è un auspicio di pace in una terra martoriata dalla chiusura imposta per decenni dal regime comunista isolazionista e staliniano di Enver Hoxha, che considerava il Paese come l’ultima fortezza marxista al mondo. Hoxha governò dal ’46 alla sua morte, nel 1985, mentre il regime sopravvisse ancora per poco, quando crollò sotto l’impulso del movimento di protesta e di rivolta guidato dagli studenti e dai docenti universitari di Tirana, da intellettuali moderati e da tecnici delle fabbriche. Un movimento sorto in seguito al desiderio di rinnovamento, provocato dalla caduta del Muro di Berlino e dai cambiamenti che stavano avvenendo negli altri paesi dell'Est europeo. La crisi economica attanagliava il Paese e decine di migliaia di albanesi si riversarono su gommoni e navi in direzione Italia. Il nome della scuola, però, ricorda i giorni delle persecuzioni comuniste. Atë Pjetër Meshkalla era un gesuita, che si è opposto al regime e dirigeva l’antico Collegio Saveriano, fondato nel 1877. L’antesignano dell’attuale liceo. Fra gli insegnanti c’erano l’italiano padre Giovanni Fausti e l’albanese padre Daniel Dajani. Arrestati alla

vigilia del capodanno del 1945, dopo tre mesi di carcere e un processo sommario, furono giustiziati davanti a un plotone di esecuzione. I gesuiti lasciarono allora il Paese e tornarono solo nel 1991 alla caduta del comunismo. Tre anni dopo, nel ’94, la scuola riaprì i cancelli.

Scuola nuova, nuovi problemi. La società albanese è permeata di novità, che porta inevitabilmente con sé anche emarginazione. I problemi dell’alcool, della droga, dell’aggressività e delle difficoltà di comunicazione hanno investito anche questo lembo dell’estremo nord dell’Albania e sono penetrati fin dentro le aule scolastiche. Ma la scuola non è rimasta indifferente. Vengono proposte iniziative su questi temi, a disposizione dei ragazzi c’è anche una psicologa. Loreta ha predisposto percorsi formativi e materiale didattico di promozione della salute e di prevenzione dalle dipendenze.

L’Albania di quindici anni fa, per chi l’ha vista o solo immaginata, quella del mercantile Vrona con a bordo 20mila fuggiaschi, partito da Durazzo e arrivato a Bari nel 1991; l’Albania in sfacelo, ora non c’è più. Anche se la corruzione è sempre molto forte. Per il Fondo Monetario Internazionale e l’Onu, l’Albania è considerato un “Paese in via di sviluppo”, non paragonabile agli standard europei e ancora alla ricerca di un’economia di mercato. Molti vivono su un’agricoltura di sussistenza, ma settori come il turismo e il terziario stanno crescendo a vista d’occhio e si sta assistendo alla costruzione di nuove infrastrutture. Nel 2015 prevedono una crescita del Pil attorno 3,3 per cento.

Insomma: la scuola cresce dentro un’Albania in trasformazione , candidata ad entrare nella Ue, e a lasciarsi definitivamente alle spalle un passato ingombrante.

 

 

Interno10
  29 Maggio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso