SARA BALLARDINI

SARA BALLARDINI

INSEGNANTE

Ho studiato pedagogia e frequentato un master in mediazione del conflitto e operatore di pace internazionale. Dopo brevi esperienze di volontariato all'estero (Palestina, Kosovo, Madagascar), ho trascorso due anni come volontaria di Peace Brigades International in Colombia. In questo stesso Paese ho poi lavorato un anno per la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz, ONG colombiana che accompagna comunità contadine in zone di alta densità del conflitto armato. Oggi lavoro come insegnante supplente, è volontaria del Gioco degli Specchi, faccio parte di PBI Italia e PBI Honduras e sono membro del direttivo del Centro Studi Difesa Civile. Collaboro come tutor presso il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale.

La Colombia è molto più di coca e marijuana

"Colombia es más que coca, marihuana y café" ci ricorda una famosa canzone di un gruppo afrocolombiano. Sono le prime tre parole che associamo comunemente a "Colombia" quando la guardiamo da qua, dall'altro lato dell'oceano. Eppure lo sappiamo: Colombia è molto di più; è la sofferenza di più di settanta anni di conflitto armato, che ha provocato (e provoca oggi) più di cinque milioni di sfollati e oltre sessantamila desaparecidos; ed è la forza di chi cerca una trasformazione del conflitto con metodi nonviolenti. Un gran numero di organizzazioni che promuovono e difendono i Diritti Umani sono l'espressione della volontà dei tanti attivisti (donne e uomini) che rischiano la propria vita per cambiare le dinamiche di violenza. Peace Brigades International (PBI) cammina al fianco di tanti di loro, per proteggerli. Come volontaria di PBI, per più di due anni ho accompagnato uomini e donne colombiane, difensori dei Diritti Umani. Come straniera al loro fianco ero l'espressione concreta della volontà della comunità internazionale di prendersi cura di loro, per permettergli di portare avanti la propria lotta nonviolenta È stata un'esperienza unica vedere come questa volontà ha la capacità immediata di ridurre gli attacchi e lo spazio d'impunità. Non è una magia, e non è neanche semplicemente un passaporto; PBI porta avanti da anni un lavoro costante di advocacy ed interazione con le istituzioni per poter proteggere queste persone, in Paesi come Colombia, Messico, Guatemala, Honduras e Kenya. I principi sono forti e chiari: nonviolenza, noningerenza, orizzontalità; anch'io con gli altri e le altre volontarie li ho fatti miei.

Oggi, a migliaia di chilometri e qualche anno di distanza, continuo a sostenere dal Trentino le attività di PBI, come volontaria del gruppo nazionale italiano. Sono sempre più convinta che la comunità internazionale (e quindi anche le nostre istituzioni locali e tutti noi) abbia il dovere di proteggere i difensori dei Diritti Umani nei conflitti armati; non solo perché è un imperativo dell'ONU e dell'UE, ma perché queste persone stanno costruendo un mondo migliore per tutti noi. Proteggerle a lasciare spazio alle loro scelte ci garantisce risoluzioni a lungo termine per i conflitti armati.

 

  16 Marzo 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso