Nel Sud Sudan dei bambini soldato

Nel Sud Sudan dei bambini soldato

 Nel Paese più giovane del mondo,  350 bambini hanno potuto deporre le armi e tornare a giocare. La buona notizia arriva dal Sud Sudan, Paese dilaniato da oltre mezzo secolo di guerre quasi ininterrotte e da oltre un anno vittima di un conflitto interno che vede il governo ufficiale contrapporsi a una fazione ribelle comandata dall’ex vice presidente. Se i dialoghi di pace, condotti ad Addis Abeba, non hanno finora portato a risultati concreti, uno spiraglio di speranza sembra arrivare dal recente accordo tra il governo e un altro gruppo di ribelli, il South Sudan Democratic Army, che ha acconsentito - riferisce l’UNICEF - al rilascio di circa 3.000 bambini soldato dai propri ranghi in cambio dell’integrazione nell’esercito nazionale. Secondo le stime, sarebbero ancora circa  12mila i minori arruolati nelle fila delle milizie ribelli o filo governative. Durante la seconda guerra civile sudanese (1983/2005) e prima dell’indipendenza del Sud Sudan (2011), l’uso di bambini soldato era pratica comune sia da parte del governo di Khartoum che del movimento di liberazione. Il rilascio di questi bambini costituisce indubbiamente un passo in avanti verso un futuro di pace per il Sud Sudan, dove ogni giorno la popolazione prova a ricucire gli strappi lasciati da decenni di violenze e di  scontri, spesso con connotazioni etnico-tribali (il conflitto tuttora in corso ha visto contrapporsi i fedelissimi del presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, agli alleati dell’ex vice presidente Riek Machar Teny, prevalentemente di etnia nuer). Ed é in questo contesto che Amref Health Africa lavora per contribuire alla rinascita di una cultura di pace: la scuola per assistenti medici e infermieri di Maridi, l’unica di questo tipo in tutto il Paese (per una popolazione di quasi 12 milioni di abitanti), ospita studenti di tutte le tribù e provenienti da tutti gli Stati del Sud Sudan. Un istituto che, grazie al supporto della sezione italiana di Amref Health Africa, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e della Chiesa Valdese, ha continuato a lavorare anche nell’ultimo anno,  sfidando i pericoli e le incertezze di un nuovo conflitto interno che ha già creato due milioni di sfollati, con oltre sei milioni di persone a rischio insicurezza alimentare. Le loro degli studenti, raccolte dagli operatori della sezione italiana di Amref Health Africa nel corso di un viaggio effettuato a inizio marzo, dimostrano nel modo più concreto che la pace é possibile, e che l’educazione é l’unica via d’uscita da un futuro di guerra e sottosviluppo.
Fonte: Amref

  02 Aprile 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso