Esclusiva, Iraq: riapre il centro medico trentino di Alqosh

Esclusiva, Iraq: riapre il centro medico trentino di Alqosh

Costruito con il sostegno dei trentini, il centro medico e la città erano stati abbandonati con l’arrivo dei tagliagole dell’Isis. Ora le strade sono tornate a ripopolarsi, ma i terroristi sono a meno di 25 chilometri dal centro città, importante luogo per i cattolici caldei. Per il ritorno della popolazione il parroco ha fatto suonare le campane. La testimonianza esclusiva di padre Ghazwan Baho.

La paura non li ha sconfitti. Dopo gli attacchi del Califatto dell’Isis ad agosto dello scorso anno, gli abitanti di Alqosh, nella provincia di Nineveh nel Nord dell’Iraq, nella zona del Kurdistan, sono tornati lentamente alle loro case. Per l’occasione padre Ghazwan Baho, parroco della città, ha suonato le campane della chiesa di S Michele “per far sentire a tutto il mondo che non vogliono abbandonare questa terraâ€, ha quasi gridato con parole liberatorie a lungo trattenute.

Erano scappati profughi verso Erbil e Douhk e le altre città del Nord Iraq, fuggendo alle devastazioni dell’Isis. Ora si sentono protetti dai Peshmerga, che stanno contendendo fette di territorio ai terroristi del Califfato. E sotto la protezione curda cercano di sopravvivere e fermare la guerra. Alqost è considerata un po’ pomposamente la “seconda Roma†per l’alto numero di fedeli cattolici. Lì, i cristiani si sono insediati fin dai tempi antichi e vi sono cinque luoghi di culto cristiani, uno dei quali di 1500 anni fa.

Alqosh si trova, tuttavia, vicino alle città di Mosul e Kirkuk, dove si stanno ripetendo anche in questo momento gli attacchi dell’Isis. La paura è ancora molta dopo gli attentati alle chiese cristiane e cattoliche in Iraq, che hanno mietuto decine di morti, ma la speranza e il coraggio hanno preso il sopravvento. La gente è tornata al lavoro, gli studenti a scuola; le caffetterie sono frequentate come prima degli attacchi, anche se Alqosh è a soli 25 chilometri dalle prime linee dell’Isis.

In questa cittadina di 6mila abitanti, tutti cristiani di rito caldeo cattolico, c’è un centro medico, l’unico nell’intera zona, allestito grazie anche al sostegno dei trentini. Ai sanitari si rivolgono anche i 15mila cittadini dei comuni limitrofi, di religioni diverse, per chiedere assistenza medica. Prima della costruzione degli ambulatori, i caldei di Alqosh non potevano per motivi di sicurezza raggiungere Mosul e Kirkut. Le donne in particolare, durante la gravidanza, non potevano utilizzare i nomali controlli sanitari per loro e per i loro figli. Neppure per un semplice esame di routine, non esistevano urgenze: i più si dovevano arrangiare, con un alto rischio di mortalità infantile.

È stato padre Ghazwan Yousif Baho, parroco della parrocchia di S.Giorgio di Alqosh, che si è fatto interprete dei bisogni delle donne un paio di anni fa: “I Cristiani Cattolici Caldei vivono in una situazione di profondo disagio a causa della guerra in Iraq dopo la caduta del regime, mentre la comunità cristiana Caldea si trova ai confini della provincia autonoma del Kurdistan Irakeno, di cui gode della protezione contro attacchi terroristici che frequentemente si verificano nelle vicine città di Mosul (capoluogo di provincia di Niniveh) e Kirkuk.

Le donne di Alqosh non possono recarsi facilmente negli Ospedali di queste città, essendo l’incolumità messa a grave rischio per la loro religione Cristiana Cattolica Caldea. Durante la gravidanza non possono usufruire dei normali controlli della loro salute e di quella del bambinoâ€. La parrocchia di Alqosh ha deciso, allora, di destinare alcuni locali per allestire un ambulatorio medico, dove le donne possono sottoporsi a esami di laboratorio e a controlli ecografici della gravidanza. Ma le attrezzature non c’erano, ecco allora che padre Baho ha chiesto aiuto all’associazione “Verso la Mesopotamia†di Arco. Attrezzature sanitarie che da noi sembrano piccole cose ma che lì sono una vera fortuna. Padre Baho ha chiesto un finanziamento per poter acquistare un lettino, un ecografo, un cardiotocografo, un doppler fetale, un misuratore di pressione, una bilancia, una sterilizzatrice, un computer e una stampante. E materiale sanitario come guanti, garze, siringhe e farmaci di prima necessità. A seguire le pazienti: una ginecologa e un’ostetrica, formate professionalmente dall’associazione Verso la Mesopotamia.

Poi la situazione si è deteriorata ulteriormente con l’arrivo dei tagliagole dell’Isis. Oggi il lento ritorno.  “Questa è la nostra casa e noi non la abbandonerà mai", dice una donna cristiana seduta fuori casa sua nel centro di Alqosh. "È vero che abbiamo paura quando pensiamo alle gesta di Isis, ma le nostre paure sono dissipate quando vediamo le forze peshmerga proteggerci". I cittadini temevano un destino simile alla città curda di Yezidi Shingal, dove nel mese di agosto Isis ha fatto una strage contro la minoranze Yezidi. “Quando abbiamo appreso che le forze Peshmarga hanno scongiurato attacchi Isis siamo tornati alle nostre case immediatamente", dichiara Shab Merto, 55 anni, che si sta godendo un momento di svago in una casa da tè. All’appello pare che manchino ancora 100 famiglie che avrebbero

trovato rifugio in Turchi e Giordania. "Coloro che hanno lasciato Alqosh causa di Isis sono tutti tornati alle loro case, ad eccezione di quelli che sono andati all'estero", ripete con fiducia Abuta Jibrail Gorgis, capo del Monastero di Maria Vergine a Alqosh. "Anche quelli che sono andati all'estero, si stanno preparando per tornareâ€. Oggi al Centro ambulatoriale si presentano mediamente ogni giorno tre donne in gravidanza. Intanto, ad Alqosh è stata realizzato la digitalizzazione del servizio di radiologia nell’unico Centro sanitario ambulatoriale.

“Siamo ancora vivi a pochi chilometri dal fronte di guerra con Isis. Abbiamo celebrato la Pasqua, nonostante la pauraâ€, ha scritto ieri padre Baho in una email ad Anna Maria Parolari, dell’Associazione Verso la Mesopotamia.

La vita ha ripreso a scorrere fra kalashnikov e tagliagole.

 

 

  08 Aprile 2015
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